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Tra Creta ed Alessandria vennero inviati in agguato i
sommergibili Ambra, Ascianghi, Dagabur, Nereide e Galatea, con
l’incarico di segnalare eventuali movimenti di forze navali
nemiche.
La segretezza dell’operazione «Gaudo» andò progressivamente
sgretolandosi prima ancora che essa prendesse avvio.
L’aumento delle ricognizioni effettuate dalla Regia Aeronautica
in Mar Egeo venne notato dall’ammiraglio Andrew Browne
Cunningham, comandante della Mediterranean Fleet; ed i
ricognitori decollati da Malta avvistarono la I Divisione a Taranto,
base che fino ad allora, dopo la notte di Taranto, era stata
abbandonata da ogni nave maggiore. I possibili significati di
questi segnali potevano essere diversi (attacco ai convogli
britannici in Egeo, scorta di un convoglio italiano diretto nel
Dodecaneso, azione diversiva a copertura di sbarco da compiere
in Cirenaica o Grecia, attacco contro Malta), ma Cunningham
intuì che la Marina italiana stesse preparando una mossa contro
i convogli britannici per la Grecia, fino ad allora indisturbati;
pertanto dispose che le ricognizioni sulle principali basi navali
italiane e sulle probabili rotte che la flotta italiana avrebbe
potuto seguire venissero aumentate sino al massimo possibile, e
dislocò in quelle acque tutti i sommergibili disponibili.
Le decrittazioni, da parte di “ULTRA”, di comunicazioni della
Luftwaffe in cui si annunciava che questa avrebbe dato
copertura ad una forte squadra navale italiana che presto
avrebbe effettuato una scorreria in Egeo, diedero a Cunningham
la conferma circa le sue supposizioni. Elemento mancante era
ora la data precisa in cui l’operazione italiana si sarebbe svolta;
al quesito rispose ancora “ULTRA”, che il 25 marzo intercettò una
comunicazione di Supermarina (partita da Roma e diretta a
Rodi) in cui si diceva che «Oggi 25 marzo est giorno X meno 3».