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giorno X et quindi per rientro basi alt In caso avvistamento unità
nemiche attaccare a fondo soltanto se in condizioni favorevoli di
relatività di forze alt». Il 24 marzo Iachino inviò il suo ordine di
operazione dettagliato, il numero 47, a mezzo corrieri ai suoi tre
ammiragli dipendenti (Cattaneo, Sansonetti e Legnani), ma
frattanto anche i comandi di Rodi (per l’intervento
dell’Aeronautica dell’Egeo) e Taormina (per l’intervento del X
CAT) dovettero essere informati, e ciò si poté fare solo per radio.
L’Aeronautica della Sicilia, il X. Fliegerkorps della Luftwaffe (X
Corpo Aereo Tedesco, che disponeva di circa 200 bombardieri e
70 caccia) anch’esso di base in Sicilia, e la caccia italiana di Rodi
(dotata di biplani Fiat CR. 42 di base nell’aeroporto di Maritza; in
tutto in Egeo non vi erano che 86 aerei italiani di cui solo 52
efficienti, in massima parte vetusti e con contenute riserve di
carburante) avrebbero fornito copertura aerea alle navi di
Iachino; o almeno questo era ciò che era previsto.
La questione dell’appoggio aereo ebbe degli aspetti che
rasentarono l’assurdo. Supemarina, ritenendo necessario un
efficace appoggio aereo per la riuscita della missione, chiese
all’ammiraglio Weichold di accordarsi con il generale Hans-
Ferdinand Geisler, comandante il X Fliegerkorps, che affermò di
poter mettere a disposizione ricognitori, caccia a lungo raggio e
bombardieri. Quando però il Capo di Stato Maggiore della Regia
Aeronautica, generale Francesco Pricolo, ricevette il programma
delle scorte aeree e seppe da Riccardi che si erano presi accordi
con la Luftwaffe, senza che a lui si fosse detto niente, montò su
tutte le furie ed accusò Riccardi di aver commesso “una grave
sgarberia verso Superaereo”. Guzzoni si schierò con Pricolo, e
venne modificato il programma previsto per l’impiego delle
forze aeree. Nessuno si sarebbe poi curato di informare Iachino
in merito.