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contemplare un’azione anfibia, con la partecipazione di truppe
di terra.
Alle 10.07 del 26 marzo ancora un altro messaggio decrittato
rivelò che il giorno X (tra l’alba e mezzogiorno) ci sarebbero state
ricognizioni intensive tra Creta, la costa orientale greca, il Golfo
di Atene e la linea Zea-Milo-Capo Sidero nonché (sempre
durante il mattino) sulle rotte tra il Gaudo ed Alessandria e Caso
ed Alessandria, ed attacchi aerei nel mattino sugli aeroporto
cretesi.
Tra i comandi britannici vi era ancora molta incertezza sui precisi
obiettivi dell’operazione italiana, ma il comandante della
Mediterranean Fleet aveva intuito trattarsi di un’incursione
contro i convogli di «Lustre».
Cunningham prese subito tutti i provvedimenti del caso: con tre
ordini di operazione diramati alle le 18.18, alle 18.20 ed alle
18.22 del 26 marzo a vari comandi (Malta, il Quartier Generale
delle forze britanniche in Grecia, il comando della base di Suda,
il Quartier Generale del Medio Oriente ed il Quartier Generale
della Royal Air Force in Medio Oriente), spiegando che «c’è
ragione di sospettare che forze di superficie nemiche progettino
una puntata nell’Egeo giungendo lì il 28 marzo», l’ammiraglio
britannico richiese: 1) ricognizioni aeree su Taranto, Napoli,
Brindisi e Messina per il pomeriggio del 27; 2) sospensione di
ogni traffico da e per la Grecia – tranne i convogli «AG 8», già
partito il 26 marzo da Alessandria per la Grecia con la scorta di
due incrociatori antiaerei e tre cacciatorpediniere, e «GA 8» (un
mercantile, l’incrociatore leggero Bonaventure e due
cacciatorpediniere), che sarebbe partito il 29 seguendo la rotta
opposta ed arrivando ad Alessandria due giorni dopo (senza
il Bonaventure, affondato dal sommergibile italiano Ambra) –; 3)
ritiro di tutte le unità di vigilanza in servizio a Suda ed al Pireo
per porle sotto la protezione delle difese locali; immediato stato