Page 15 - Zara
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missione, non c’era più. Domandò quindi a Supermarina se
dovesse annullare la missione e rientrare alla base; in una
concitata riunione si concluse che la sorpresa era venuta a
mancare, ma che il ricognitore non aveva avvistato che una
porzione della squadra italiana, pertanto si decise di proseguire:
meglio rischiare una trappola, che far sembrare ai tedeschi ed a
Mussolini che la Marina si ritirasse alle prime difficoltà. Ormai il
processo che avrebbe portato alla tragedia di Matapan si era
messo in moto, e nulla più lo avrebbe fermato.
In seguito a ciò, la formazione italiana, poco dopo le 14, accostò
per 150° (prima la rotta era 134°) per ingannare il ricognitore, e
mantenne questa rotta sino alle 16, dopo di che riaccostò per
130°, e poi – alle 19.30 – per 98° portando la velocità a 23 nodi,
così da giungere nel punto prestabilito a sud di Gaudo all’alba
del 28. Alle 22 del 27 Supermarina annullò l’attacco a nord di
Creta, dato che la ricognizione aveva rivelato che non c’erano
convogli da attaccare (ed anche per il rischio che gli incrociatori
di Cattaneo venissero attaccati da forze britanniche, di cui si
aveva contezza dopo l’avvistamento del Sunderland), pertanto la
I e VIII Divisione ricevettero l’ordine di ricongiungersi con
la Vittorio Veneto e la III Divisione all’alba del giorno seguente, al
largo di Gaudo («Destinatati V. VENETO per Squadra e ZARA per
Divisione alt Modifica ordine di operazione gruppo Cattaneo si
riunisca dopo alba domani 28 corrente gruppo Iachino alt
Programma Iachino resta invariato»). In base a rilevazioni
radiogoniometriche, si riteneva che in quella zona si sarebbero
trovati, il giorno seguente, alcuni incrociatori leggeri e
cacciatorpediniere britannici.
Alle 14.35 del 27 la ricognizione aerea italiana su Alessandria
trovò le corazzate britanniche ancora in porto: ciò venne riferito
a Iachino, ma la successiva ricognizione, da effettuarsi in serata,
fu annullata per via delle condizioni meteorologiche. Se ci fosse