Page 20 - Zara
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Successivi messaggi e segnalazioni, che confermavano l’assenza
di traffico convogliato britannico da attaccare, ed insieme ad essi
l’ormai conclamata assenza della copertura aerea e la continua
diminuzione delle scorte di carburante dei cacciatorpediniere,
portarono l’ammiraglio Iachino, alle 11.40, a disporre rotta verso
nordovest: si tornava alla base.
Alcune ore prima, alle nove del mattino, un ricognitore aveva
comunicato alla Vittorio Veneto la presenza di una portaerei, due
corazzate e naviglio minore in una posizione vicina a quella delle
navi italiane: Iachino e Supermarina avevano però pensato che il
ricognitore avesse semplicemente avvistato la squadra italiana,
scambiandola per nemica. E invece era davvero il nemico: la
Mediterranean Fleet di Cunningham.
Nemmeno una nuova segnalazione delle 14.25, secondo cui alle
12.15 un aereo aveva avvistato una corazzata, una portaerei, sei
incrociatori e cinque cacciatorpediniere 79 miglia ad est
della Vittorio Veneto, venne presa in considerazione:
Supermarina e Iachino la ritennero sbagliata, dato anche che un
precedente rilevamento radiogoniometrico aveva individuato la
squadra britannica come a 170 miglia da quella italiana.
Mezz’ora dopo Supermarina comunicò a Iachino che «Dalle
intercettazioni radiogoniometriche nave nemica ore 13.15
a miglia 110 per 60° da Tobruk trasmette ordini a Creta e ad
Alessandria»; alle 11.15 i crittografi imbarcati sulla Vittorio
Veneto avevano decrittato un messaggio di Pridham-Wippel che
diceva a Cunningham «Dirigo per incontrarvi». Ma la granitica
certezza di Iachino, che Cunningham e corazzate fossero ad
Alessandria, non fu scossa.
Se in mattinata l’appoggio dato dai CR. 42 dell’Aeronautica
dell’Egeo era stato pressoché inconsistente, nel pomeriggio esso
cessò del tutto e definitivamente. Col rapido allontanamento