Page 21 - Zara
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della flotta italiana in direzione di Taranto, infatti, questa si

            venne presto a trovare al di fuori dei limiti dell’autonomia dei
            CR. 42, anche se questi impiegavano serbatoi supplementari.

            Nel pomeriggio del 28 marzo, la flotta italiana fu lungamente

            sorvolata da un idroricognitore britannico. Lo pilotava il capitano
            di  corvetta Bolt, dello  Stato  Maggiore  di Cunningham,

            catapultato dalla Warspite: durante la sua missione ebbe modo

            di aggiornare il suo ammiraglio circa posizione, composizione,

            rotta e velocità delle navi italiane, con notevole accuratezza.
            Cunningham si era reso conto che la formazione di Iachino, più

            veloce  della  sua,  sarebbe  facilmente  sfuggita  all’inseguimento

            (del quale non sapeva nemmeno di essere oggetto): sempre che

            non si provvedesse a  rallentarla. Questo  si poteva fare
            danneggiando qualche nave, lanciando attacchi di bombardieri

            ed aerosiluranti dalle  basi di Creta e dalla Formidable.

            Cunningham, pertanto,  ordinò ripetuti attacchi aerei contro  le
            navi di Iachino. Nel  corso del pomeriggio,  un totale di 30

            bombardieri Bristol Blenheim della RAF (decollati da basi aeree

            della Grecia)  e 18 aerosiluranti Fairey Albacore e Fairey

            Swordfish della Fleet Air Arm (decollati dall’aeroporto di Maleme,
            a Creta, e dalla Formidable) avrebbero effettuato rispettivamente

            cinque e tre attacchi sulla formazione italiana.

            Alle 13.23 la I Divisione si trovava a 56 miglia per 266° da Gaudo.

            Alle 15.17 il gruppo «Zara» venne attaccato da sei bombardieri
            britannici Bristol Blenheim (che attaccarono proprio lo Zara,

            oltre al Garibaldi), attacco che si ripeté alle 15.26, alle 16.30 ed

            infine  alle  16.44;  bombe  di  grosso  calibro  caddero  vicine
            allo Zara (che le evitava zigzagando ed intanto rispondeva con

            tiro contraereo), alcune a soli trenta metri. Nello stesso lasso di

            tempo anche la Vittorio Veneto e la III Divisione vennero più volte

            attaccate da aerei (rispettivamente tre e due volte): un solo
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