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chiaramente all’inseguimento delle navi italiane. Era il gruppo
che comprendeva Barham, Valiant, Warspite e Formidable, ma
Iachino sottovalutava la sua composizione, e non credeva che
comprendesse alcuna corazzata.
In realtà, Iachino avrebbe avuto più di un motivo per dubitare di
una valutazione del genere: oltre a quanto detto più sopra, alle
20.05 Supermarina gli aveva riferito che alle 17.45 una nave
nemica «sede di Comando Complesso», pertanto di sicuro non
una nave minore, alle 17.45 aveva comunicato con Alessandria
da un punto a 40 miglia per 240° da Capo Krio, cioè da un punto
a 75 miglia per 110° dalla Vittorio Veneto (in realtà era ancora più
vicino, a 55 miglia per 110°, in quanto un errore
radiogoniometrico stimava la posizione di Cunningham 20
miglia più ad est di quella effettiva).
Se Iachino avesse dato credito a questo messaggio, si sarebbe
accorto che la formazione britannica, seguendo ad una velocità
stimabile attorno ai 20-22 nodi (per via delle proprie lente
corazzate) la squadra italiana che avanzava a 15-19 nodi (quanto
riusciva a fare, a tratti, la Vittorio Veneto), avrebbe potuto ridurre
la distanza con le sue navi, tra le 17.45 e le 19.50, da 75 a 67
miglia circa; cioè sarebbe stata a sole 67 miglia del Pola quando
questo era stato immobilizzato, e, procedendo a velocità media
di 21 nodi, avrebbe coperto tale distanza in poco più di tre ore,
raggiungendo il Pola attorno alle 23.
Per giunta, alle 20.15 i crittografi imbarcati per l’occasione
sulla Vittorio Veneto intercettarono un messaggio trasmesso da
un ammiraglio britannico, cui risposero ben tre unità sedi di
Comando Complesso («Velocità 15 nodi – 2013»); ma visto che
alle 19.50 lo stesso ammiraglio aveva ordinato «Velocità 20 nodi
– 1945», Iachino pensò che le unità britanniche inseguitrici
avessero rallentato, forse anche abbandonato l’inseguimento.
Più tardi, durante il botta e risposta tra Cattaneo e Iachino gli