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stessi crittografi intercettarono pure "un lungo segnale di
formazione – Forse le disposizioni per la notte", trasmesse alle
20.37 dalla Warspite (nominativo 1JP) alle unità D2M e DV5,
ritenute sedi di probabili comandi complessi: erano
probabilmente la Forza B di Pridham-Wippell e la 14th Destroyer
Flotilla del capitano di vascello Philip Mack, inviate alla ricerca
notturna delle navi italiane.
Già dal pomeriggio del 28 marzo il capitano di fregata Eliseo
Porta, capo dei crittografi imbarcati sulla Vittorio Veneto, aveva
detto a Iachino che interpretando le intercettazioni delle
comunicazioni nemiche – cioè proprio lo scopo al quale era
stato imbarcato – aveva ricavato l’impressione che il grosso
nemico fosse in mare. Iachino l’aveva ascoltato, poi lo aveva
congedato senza dire niente: il parere di Porta probabilmente
contrastava con il quadro della situazione che Iachino s’era fatto,
dunque l’ammiraglio doveva aver concluso che ad essere in
errore fosse Porta. Purtroppo – uno dei tanti “purtroppo” della
tragica notte di Matapan – non era così.
Un paio di cacciatorpediniere sarebbero stati probabilmente
sufficienti, uno per prendere il Pola a rimorchio e l’altro per
scortarlo; qualora fossero sopraggiunte le navi britanniche, i due
cacciatorpediniere avrebbero potuto recuperare l’equipaggio
dell’incrociatore ed affondarlo con i siluri. Al massimo, volendo
esagerare, si sarebbe potuta distaccare ad assistere il Pola tutta
la IX Squadriglia. Iachino la pensava diversamente; disse in
seguito che due cacciatorpediniere avrebbero potuto solo
affondare il Pola, non sarebbero nemmeno bastati a salvarne
l’equipaggio e non avrebbero avuto l’autorità necessaria a
decidere se affondare o meno l’incrociatore. Pertanto, alle 20.18
ordinò che tutta la I Divisione (Zara, Fiume e IX Squadriglia) si
a
recasse a soccorrere la nave danneggiata («1 Divisione vada
soccorso POLA. 201828», messaggio trasmesso alle 20.21); il