Page 17 - Zara
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Taormina alt Traffico radiotelegrafico confermerebbe presenza
in mare una nave da battaglia – una portaerei e Comando
a
7 Divisione incrociatori (…)»), ma non ritenne di doverne
informare il comandante superiore in mare.
Dei sommergibili dislocati nel Mediterraneo orientale per
avvistare le forze nemiche, uno solo, l’Ambra, sentì due volte
rumori di eliche agli idrofoni; dato che non era però riuscito ad
avvistare niente, non riferì alcunché alla base, non avendo
ricevuto ordini in tal senso.
Alle 6.35 del mattino del 28 un idroricognitore catapultato
dalla Vittorio Veneto avvistò la Forza B britannica (formata dagli
incrociatori leggeri Orion, Ajax, Perth e Gloucester e dai
cacciatorpediniere Vendetta, Hasty, Hereward ed Ilex, sotto il
comando dell’ammiraglio Henry Pridham-Wippell), in
navigazione con rotta stimata 135° e velocità 18 nodi una
quarantina di miglia ad est-sud-est dall’ammiraglia italiana. Alle
6.57, mentre la III Divisione riceveva l’ordine di assumere rotta
135° e velocità 30 nodi per raggiungere gli incrociatori britannici,
poi ripiegare verso la Vittorio Veneto ed attirarli così verso la
corazzata, il resto della formazione italiana (comprese le navi di
Cattaneo, che dovevano così convergere verso sudest con le
altre navi) aumentò la velocità a 28 nodi (in quel momento il
gruppo «Zara» – che avrebbe dovuto congiungersi con la Vittorio
Veneto all’alba – era in leggero ritardo; alle 6.30 era circa 16
miglia a nordovest delle altre unità, ed alle 6.57 ricevette ordine
dalla Vittorio Veneto di aumentare la velocità).
Alle 7.55 la III Divisione avvistò la Forza B, ma dato che anche
quest’ultima voleva tentare di attirare le navi italiane verso il
grosso della Mediterranean Fleet (che era una novantina di
miglia più ad est), e dunque si ritirò verso est, la manovra
pianificata da Iachino non si concretizzò, ed al contrario furono
le navi italiane ad inseguire quelle britanniche. Cominciò così