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di allerta per tutta la Mediterranean Fleet; 4) uscita dal Pireo, il
27 marzo (il giorno prima di quello fissato per l’operazione
th
italiana), della 7 Cruiser Division (Forza B) dell’ammiraglio
Henry Pridham-Wippell per un pattugliamento del mare attorno
a Gaudo, isolotto a sud di Creta (le navi di Pridham-Wippell
salparono la sera del 27, con l’ordine di essere 30 miglia a sud di
Gaudo per le 6.30 del 28); 5) invio dei sommergibili Rover e
Triumph in probabili punti di passaggio della squadra italiana; 6)
rinforzo delle difese contraeree di Suda (con l’invio
dell’incrociatore antiaereo Carlisle); 7) potenziamento delle
squadriglie di aerosiluranti di Creta e della Cirenaica (e si
prepararono anche reparti di bombardieri Bristol Blenheim); 8)
che tutto ciò fosse eseguito in maniera tale da non far trapelare
che i britannici erano al corrente di una prossima mossa della
Regia Marina in Egeo.
Il 27 marzo, quando gli ordini d’operazione di Cunningham
erano già stati diramati, altre due decrittazioni di “ULTRA”
permisero all’ammiraglio britannico di apprendere quanto da
parte italiana si sapeva (mediante ricognizione ed
intercettazioni) sulla dislocazione delle sue forze e sui
movimento navali britannici in Mediterraneo.
La missione in Egeo della flotta italiana, non ancora iniziata,
aveva perduto significato e segretezza: ma di ciò i comandi
italiani erano, e rimasero, all’oscuro.
Il 26 e 27 marzo il reparto informazioni della Regia Marina
segnalò un forte, improvviso ed inconsueto aumento del traffico
radio tra Malta ed i comandi britannici del Mediterraneo
orientale, puntualizzando anche che doveva essere correlato alla
preparazione, da parte avversaria, di qualche operazione.
Nessuno, però, mise tale notizia in relazione alla puntata di
Iachino in Egeo.