Page 9 - saetta
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seconda del Saetta, dopo l’affondamento aveva raggiunto

            una zattera cui era aggrappata una ventina di uomini;

            nelle vicinanze si vedevano altre sei o sette zattere,

            anch’esse affollate dai naufraghi. Traverso tentò di

            riunire le zattere, chiamandole a voce ed incitando i

            marinai della sua a “vogare” con le mani (la zattera era

            troppo piena per poter permettere l’uso dei remi) verso

            le altre, ma non servì a nulla: in breve tempo, il mare

            disperse le zattere del Saetta, e Traverso ed i suoi uomini

            si ritrovarono ben presto soli. Potevano vedere l’Uragano,


            che in quel momento galleggiava ancora, che

            scarrocciava verso sudest, allontanandosi sempre di più;

            anche il convoglio si stava allontanando, mentre anche le

            altre zattere si allontanavano fino a sparire dalla vista.

            Poco dopo, intorno alla zattera di Traverso no si vedeva

            più nulla all’infuori del mare e del cielo.

            Gli uomini aggrappati alla zattera iniziarono presto a

            soccombere al freddo ed al mare. Il mare agitato fece

            capovolgere più e più volte la zattera; ogni volta che essa

            si capovolgeva, gli uomini che si rimanevano sopravento

            rispetto ad essa non riuscivano più a raggiungerla, e

            scomparivano tra le onde. Traverso cercò di far disporre

            gli uomini in modo da impedire altri capovolgimenti, ma

            ogni volta che arrivava un frangente più violento degli

            altri, il piccolo galleggiante si rovesciava lo stesso. Molti


            marinai iniziarono a sprofondare in uno stato di

            depressione morale e di apatia, lasciandosi andare;

            Traverso cercò di ridestarli con le parole e distribuendo

            loro il cognac contenuto nelle dotazioni della zattera,
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