Page 13 - saetta
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riuscirono a recuperare. Calava ora la seconda notte in

            balia del mare; Traverso fece recitare di nuovo la

            preghiera, e per tutta la notte i marinai remarono verso il

            faro di Capo Bon, la cui luce fendeva l’oscurità

            circostante. La notte tra il 4 ed il 5 febbraio fu più

            tranquilla di quella precedente, dato che non c’era più

            vento ed anche il mare si era calmato, ragion per cui la

            zattera non si rovesciava più. Ad un certo punto il

            Comandante in seconda del Saetta iniziò ad avere

            qualche effimera speranza di poter davvero raggiungere


            la terra, ma queste illusioni svanirono all’alba, quando il

            vento girò a Scirocco ed iniziò ad allontanare sempre più

            la zattera dalla costa tunisina.

            Intorno alle otto del mattino del 5 febbraio, il vento girò

            di nuovo e tornò a soffiare da maestra, facendo

            nuovamente sorgere la speranza di poter raggiungere

            Capo Bon; circa un’ora più tardi, Traverso avvistò un

            aereo che volava a bassa quota nelle vicinanze, e lo

            riconobbe come un Messerschmitt Bf 110. Fece allora

            legare sul remo e sulla gaffa una camicia ed un paio di

            mutande, che vennero usate per richiamare l’attenzione

            del velivolo; il tentativo ebbe successo, e poco dopo

            l’aereo tedesco sorvolò la zattera, mostrando di aver

            visto i naufraghi. Il Messerschmitt si allontanò e tornò

            alle 9.30 guidando sul posto un idrovolante italiano CANT


            Z. 506, che prese a sorvolare a più riprese la zattera: c’era

            ancora un po’ di maretta, ed il pilota stava valutando il

            miglior modo per ammarare. Alle 9.45, infine,
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