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l’idrovolante ammarò nei pressi della zattera e ne
recuperò gli otto sopravvissuti, tra cui Traverso.
Tra il 4 ed il 5 febbraio, grazie al miglioramento delle
condizioni meteorologiche, era stato finalmente possibile
organizzare un’operazione di soccorso con aerei, MAS,
VAS, vedette, motozattere e navi soccorso mandate da
Tunisi, da Biserta, da Trapani e da Pantelleria. Su 338
uomini che componevano gli equipaggi delle due navi
affondate, nonostante gli sforzi dei soccorritori, soltanto
54 poterono essere tratti in salvo: 15 dell’Uragano e 39
del Saetta.
Alcuni sopravvissuti del Saetta furono portati a Biserta,
altri invece a Trapani, all’ospedale di Torrebianca,
nosocomio “in prima linea” dove arrivavano
continuamente i feriti ed i naufraghi dei tanti scontri e
affondamenti che avvenivano nel Canale di Sicilia. Il
capitano di vascello Aldo Cocchia, a quell’epoca
ricoverato a Torrebianca per le gravi ustioni riportate il 2
dicembre 1942 nella battaglia del banco di Skerki, così
scrisse, nel suo libro di memorie “Convogli”, sui
sopravvissuti del Saetta: “I naufraghi superstiti, benché
fossero assai vicini alle Egadi, non furono recuperati che
48 ore dopo l’affondamento della nave e, quando
giunsero a Torrebianca, erano pochi, tanto pochi… I più
non avevano resistito due intere giornate al travaglio del
mare, del freddo, della fame, della sete…”