Page 16 - saetta
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portava con sé a bordo della sua nave. Non furono più

            rivisti.

            Enea Picchio era giunto quasi al termine del suo periodo

            di imbarco (22 mesi) e qualche tempo prima era stato

            mandato in licenza dopo tanto estenuante servizio di

            guerra (prima al comando della torpediniera Andromeda,

            poi dello Strale ed infine del Saetta), ma aveva voluto

            tornare a bordo “per tornare alla vita a me appropriata”,

            come scrisse in una lettera, e per non scontentare il suo

            equipaggio, molto attaccato al suo Comandante.


            Considerato tra i più competenti ed esperti comandanti

            di cacciatorpediniere Regia Marina (nelle parole del

            capitano di vascello Aldo Cocchia, che lo aveva avuto alle

            sue dipendenze in varie missioni di scorta: «…uno dei più

            bravi, intelligenti e intrepidi comandanti di caccia che io

            abbia mai conosciuto: a lui non era mai necessario dare

            ordini o spiegazioni, sapeva sempre quel che doveva

            fare, il posto che doveva prendere, come doveva

            spostarsi, la manovra che doveva eseguire (…) veterano

            di oltre 100 scorte, bravissimo ufficiale, modesto quanto

            valoroso, marinaio esperto e combattente intrepido»), fu

            decorato alla memoria con la Medaglia d’Oro al Valor

            Militare.



            Su 209 uomini che componevano l’equipaggio del Saetta,


            scomparvero in mare il Comandante Picchio, altri 6

            ufficiali, 30 sottufficiali e 133 tra sottocapi e marinai.
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