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ancora vivi quando sorse il sole; attesero fino a
mezzogiorno prima di buttare in mare la salma di Aiello.
La giornata del 4 febbraio fu meno terribile di quella
precedente: il vento era pressoché cessato ed anche il
mare andava rapidamente calmandosi; il sole riscaldò
con la sua luce i naufraghi semiassiderati. Nonostante il
netto miglioramento delle condizioni meteorologiche,
tuttavia, passò tutto il giorno senza che si vedesse traccia
di mezzi di soccorso di qualsiasi tipo.
Traverso si rese conto che nessuna nave era in vista
perché il mare aveva portato la zattera in mezzo ai campi
minati, ergo soltanto un idrovolante avrebbe potuto
soccorrerli; senza rivelarlo, per non aumentare lo
scoramento degli altri naufraghi – cui pareva di essere
stati abbandonati al proprio destino –, cercò di
convincerli che dovevano certamente esservi dei gravi
motivi che impedivano l’arrivo delle unità soccorritrici.
Essendo non lontani da Capo Bon, Traverso ordinò che i
marinai, a turno, remassero verso la costa; in cuor suo
non credeva possibile raggiungere la terra, stante la
scarsissima governabilità della zattera, ma riteneva che
questa illusione servisse almeno a distrarre i marinai e a
dar loro speranza, mantenendone alto il morale. Siccome
uno dei due remi in dotazione alla zattera era stato
portato via dal mare, Traverso fabbricò un secondo remo
legando con un fazzoletto una scatoletta di carne
appiattita alla gaffa d’accosto.
Prima di notte i naufraghi vennero sorvolati da un aereo
tedesco, il quale lanciò loro un’altra zattera, che però non