Page 10 - saetta
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incitandoli a non abbandonarsi, ma col passare del

            tempo molti si rassegnavano alla morte.

            Verso le 15 sopraggiunsero sul luogo dell’affondamento

            numerosi aerei italiani, tedeschi e della Croce Rossa, che

            però, a causa delle proibitive condizioni del mare, non

            poterono fare altro che lanciare nelle vicinanze dei

            salvagente contenenti generi di conforto, che gli uomini

            della zattera non riuscirono però a recuperare. Intorno

            alle 16 la zattera di Traverso raggiunse un’altra zattera,

            distante circa trenta metri, sulla quale parve a Traverso di


            vedere il Comandante Picchio; al richiamo ad alta voce

            dalla zattera di Traverso giunse in risposta un cenno di

            saluto. Incitati da Traverso, i marinai cercarono di

            avvicinarsi all’altra zattera, ma ancora una volta fu tutto

            inutile, ed essa sparì alla vista dopo breve tempo.



            L’ammiraglio Luigi Biancheri, Comandante di Mariafrica,

            fece partire alle 16.20 da La Goletta (Tunisi) il

            rimorchiatore Ciclope, per mandarlo in soccorso dei

            naufraghi delle due unità affondate; dato il suo elevato

            pescaggio e la sua bassa velocità, tuttavia, il Ciclope non

            rappresentava la nave più indicata per raggiungere il

            luogo del disastro con sufficiente celerità, né per operare

            con sicurezza in zona minata. Come se non bastasse le

            condizioni del mare, peggiorate di molto nelle ore


            seguenti, indussero Supermarina, a mezzanotte, ad

            ordinare al Ciclope di tornare in porto.

            Il mare, intanto, continuava a mietere vittime tra i

            naufraghi del Saetta. Quando calò la sera del 3 febbraio,
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