Page 8 - saetta
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qualche minuto, giunse alla conclusione che il mare ed il

            vento avrebbero potuto spostare la Clio dalla sua

            posizione, spingendola verso le mine, e che il mare era

            troppo agitato perché il battello potesse essere di aiuto

            ai naufraghi (più probabilmente avrebbe finito col

            capovolgersi, come fecero tutte le imbarcazioni messe a

            mare dall’Uragano). Alle 10, pertanto, ordinò alla Clio di

            proseguire col convoglio, seguendo la Sirio nella scia,

            mentre alle 9.55 (10.55 per altra fonte) comunicò a

            Supermarina che il Saetta era affondato e che il vento ed


            il mare forza 5 impedivano a qualsiasi unità di prestare

            soccorso ai naufraghi di quella nave ed all’Uragano, che

            ancora galleggiava; alle 10.05 richiese a Mariafrica

            (Biserta) di inviare dei mezzi di soccorso il prima

            possibile, richiesta poi reiterata alle 12.05.

            Alle 13.04 Supermarina dovette ordinare alla Sirio di

            proseguire la navigazione con tutto il convoglio: ulteriori

            tentativi di soccorso avrebbero portato soltanto alla

            perdita di altre navi.

            L’agonia dell’Uragano, rimasta alla deriva in mezzo ai

            campi minati, si protrasse per quasi quattro ore: soltanto

            intorno alle 13.35 di quel triste 3 febbraio la torpediniera

            colò infine a picco, portando con sé il suo Comandante,

            che non l’aveva voluta abbandonare. Per il suo

            equipaggio, 129 uomini, iniziava un’odissea analoga a


            quella dei naufraghi del Saetta.



            Questi ultimi, in quel momento, si trovavano in acqua già

            da quattro ore. Franco Traverso, il Comandante in
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