Page 6 - saetta
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di più» (ossia il Saetta, essendo l’unità col pescaggio

            maggiore tra quelle presenti, era anche quella più a

            rischio di urto contro mine), ma Tagliamonte non rispose

            all’obiezione.

            Al Comandante Picchio non rimase dunque che eseguire

            l’ordine; dispose di avvicinarsi all’Uragano, ed ordinò al

            Comandante in seconda Traverso di preparare il

            rimorchio. Traverso, guardando l’immobilizzata Uragano

            che, traversata al mare, scarrocciava verso i campi minati

            italiani, situati un po’ più a sudest, commentò a Picchio:


            “Qui va a finire che ci lasciamo le penne!”.

            Picchio e Traverso si misero ad esaminare i

            provvedimenti da adottare per poter attuare il difficile

            rimorchio dell’Uragano con condizioni del mare tanto

            avverse, ma alle 9.48 il Saetta – che, procedendo con prua

            quasi perpendicolare alla direttrice di marcia, si era

            frattanto quasi portato nella scia della Clio, e si trovava

            circa 200 metri a poppavia dell’Uragano – venne scosso

            da una tremenda esplosione, che lo spezzò in due. A

            conferma della fondatezza dei timori del Comandante

            Picchio, la nave aveva anch’essa urtato una mina

            dell’Abdiel. (Per altra fonte il Saetta avrebbe urtato la mina

            tre minuti dopo l’Uragano, il che significherebbe che l’urto

            avvenne alle 9.41. La posizione era a circa 27 miglia per

            60° dall’Isola dei Cani.).


            Sollevati in alto dall’esplosione, i due tronconi ricaddero

            in acqua ed iniziarono rapidamente ad affondare; mentre

            una colonna d’acqua, nafta, fumo e vapore si levava nel

            cielo per una cinquantina di metri, con uno schianto
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