Page 15 - saetta
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Non era tra di essi il Comandante Enea Picchio. Sulle

            esatte circostanze della sua morte sembrano esistere

            notizie contrastanti; tra i naufraghi del Saetta che dopo il

            salvataggio furono portati a Biserta ed interrogati tre

            giorni più tardi, nessuno sapeva esattamente cosa gli

            fosse successo. Il Comandante in seconda Traverso,

            come visto più sopra, riferì nel suo rapporto che Picchio

            rimase in plancia con lui fin quando questa non venne

            raggiunta dall’acqua, e poi si gettò in mare

            abbandonando per ultimo la nave; gli parve di averlo


            visto in seguito a bordo di una zattera con altri naufraghi.

            Il capitano di vascello Cocchia, che ebbe modo di parlare

            con alcuni superstiti del Saetta portati all’ospedale

            Torrebianca di Trapani, scrisse poi che dopo

            l’affondamento “lo videro vivo ancora per alcune ore su

            una zattera, poi non se ne seppe più niente…”. Alcuni

            sopravvissuti dell’Uragano, interrogati, dissero di aver

            visto dalla loro nave (che quando il Saetta affondò era

            ancora a galla, distante solo duecento metri) il

            Comandante Picchio «sulla plancia [del Saetta] nel

            momento in cui affondava la nave, nell'atteggiamento del

            saluto romano». Il sergente Egisto Ceppatelli, un altro

            superstite del Saetta, avrebbe in seguito raccontato a dei

            parenti che il Comandante Picchio era rimasto a bordo

            del Saetta con l’intenzione di affondare con esso, ma che


            per cause sconosciute era finito invece in acqua con gli

            altri naufraghi; questi ultimi lo avevano visto allontanarsi

            da loro, aggrappato ad un rottame galleggiante, insieme

            al suo fido cane lupo che lo seguiva ovunque e che
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