Page 15 - Da Barbiano
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solamente con le artiglierie, contro il Di Giussano; il Maori attaccò
il Da Barbiano già incendiato alle 3.26, lanciando due siluri e
sparando contro la sua plancia (per altra fonte sarebbe stato
uno dei siluri del Maori, invece di quello del Legion, ad aver
colpito l’incrociatore; una versione ancora differente vedrebbe
il Da Barbiano colpito da quattro siluri anziché tre: due del Sikh,
uno del Legion ed uno del Maori).
Subito dopo il primo siluro, il Da Barbiano fu colpito da un
secondo (anch’esso, come il primo, del Sikh) che centrò la sala
macchine, ponendo fuori uso l’apparato motore ed aprendo lo
squarcio più grande nello scafo, mentre i parecchi colpi caduti a
bordo falcidiavano il personale alle armi e facevano esplodere i
fusti di benzina, scatenando un colossale incendio che si estese
a tutta la nave. Pochi attimi dopo, il Da Barbiano fu raggiunto
verso poppa, all’altezza della sala convegno ufficiali, da un terzo
siluro, lanciato dal Legion, mentre un’altra arma lanciata dalla
stessa nave lo mancò a poppa e colpì invece il Di Giussano.
Intanto il Da Barbiano veniva spazzato e crivellato di cannonate e
colpi di mitragliera: diverse raffiche centrarono la plancia,
frantumandone i vetri, ed una di esse colpì in pieno il capitano di
vascello Giordano, che crollò sul pagliolato. Il tenente di vascello
Raiani, aiutante di bandiera dell’ammiraglio Toscano, vide
quest’ultimo immobile nell’angolo sinistro della plancia, e non gli
parve che fosse stato colpito.
Il secondo direttore del tiro, Maniscalco, sentì uno scossone
violento; inutilmente attese di sentire il rumore dei cannoni della
propria nave che rispondevano al fuoco, ma invece giunse
soltanto un secondo scossone, più forte del primo, che fece
sussultare la nave. Erano i siluri che arrivavano a segno. Non
sentendo ancora sparare, Maniscalco ordinò di aprire la porta
della torretta e fece affacciare un sottufficiale, che riferì che
l’incrociatore era fermo, sbandato a sinistra ed in affondamento.