Page 12 - Da Barbiano
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ipotesi sarebbe suffragata dalla distanza esistente tra il relitto
del Da Barbiano e la costa, due chilometri, il che significa che le
unità avversarie erano visibili da bordo dell’incrociatore; la prua
rivolta a nord anziché ad ovest mostra che l’incrociatore si stava
dirigendo verso le navi nemiche.
Il mutamento di rotta ritardò l’incontro con i cacciatorpediniere
anglo-olandesi, ma solo di qualche minuto.
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La 4 Destroyer Flotilla, procedendo a 30 nodi tenendosi nelle
acque territoriali del Nordafrica francese (onde evitare i campi
minati italiani) in modo da intercettare la IV Divisione (sulla base
delle informazioni su rotta e velocità fornite dal Wellington
autore dell’avvistamento), era giunta in vista di Capo Bon, e delle
navi italiane intente a doppiarlo, già alle tre di notte del 13. Alle
3.02 le unità nemiche videro lampi di luce e le sagome di due
navi che procedevano verso sud, che però scomparvero dietro la
costa: per qualche minuto i due incrociatori italiani furono
nascosti dalla sagoma del Capo, poi, dopo che i
cacciatorpediniere di Stokes ebbero a loro volta doppiato Capo
Bon (restando molto sottocosta, così che le loro sagome si
confondessero con il litorale mentre quelle delle navi italiane si
stagliavano contro la debole luce lunare), tornarono visibili a
questi ultimi: per primi al Sikh, che comunicò alle unità
dipendenti «Enemy in sight» e di abbassare la velocità a 20 nodi,
per ridurre la formazione di onde a prua e risultare così meno
visibili. L’inversione di rotta portò la IV Divisione ad avvicinarsi
th
rapidamente alla 4 Destroyer Flotilla. Il Sikh, in testa alla
formazione anglo-olandese, e l’Isaac Sweers che lo seguiva si
tennero ancora più sottocosta, in modo da defilare di
controbordo alle navi di Toscano,
mentre Maori e Legion seguirono una rotta un po’ più allargata,
passando più vicini alle navi italiane (per altra versione, la linea
di fila era nell’ordine seguente, dalla prima all’ultima