Page 18 - Da Barbiano
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sufficiente a compromettere la sorte dell’unità. Senza che il
carico di benzina prendesse fuoco scatenando un altro rogo, il Di
Giussano rimase immobilizzato ed affondò, spezzandosi in due,
alle 4.20, con la perdita di 283 dei 720 uomini imbarcati.
La Cigno, rimasta indietro, assisté impotente al disastro (vide
un’altissima fiammata levarsi dal Da Barbiano, poi il breve
combattimento del Di Giussano), ebbe un breve quanto
infruttuoso scambio di colpi con i cacciatorpediniere nemici e si
diresse poi sul luogo dello scontro per prestare soccorso.
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La 4 Destroyer Flotilla giunse indenne a Malta; il suo
comandante Stokes sarebbe stato insignito, per la distruzione
dei due incrociatori, dell’Ordine del Bagno (“onorificenza
inconsueta per un ufficiale del suo grado”, come ebbe a
ricordare in seguito l’ammiraglio Andrew Browne Cunningham,
all’epoca comandante della Mediterranean Fleet).
Del Da Barbiano, soltanto pochi zatterini Carley poterono essere
messi in acqua. I naufraghi che riuscirono a sfuggire al
carburante in fiamme che galleggiava sul mare si ritrovarono a
galleggiare nella fredda acqua di dicembre aggrappati a pochi
rottami, sovente senza nemmeno aver avuto il tempo
d’indossare un salvagente. Il sottotenente di vascello Figari si
avvicinò ad uno zatterino in legno tipo De Bonis (dodici posti) cui
era aggrappata una quindicina di uomini, ai quali si unì anche
lui. Gli uomini aggrappati allo zatterino si misero a nuotare per
allontanarsi dalle fiamme che avanzavano verso di loro, ma di
quando in quando qualche marinaio, sopraffatto dal freddo,
reclinava la testa, mollava la presa e si lasciava andare. Entro le
8.30 di quel mattino, sarebbero rimasti in sette.
Il tenente CREM Bardi, circa mezz’ora dopo l’affondamento, notò
l’albero di una delle imbarcazioni dell’incrociatore, e vi si
aggrappò. Altri lo imitarono, e nel giro di poco tempo si