Page 19 - Da Barbiano
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ritrovarono in otto ad essere aggrappati all’albero: tra di essi il

            fuochista Urlara, senza salvagente, che chiedeva aiuto. Bardi gli
            diede  il  suo  salvagente,  ed  Urlara  tornò  ad  essere  calmo  e

            fiducioso nella salvezza.

            Parecchi  altri  naufraghi  tentarono  di  raggiungere  a  nuoto  la
            costa, che non era lontana, ma il freddo, le ferite, le ustioni e lo

            sfinimento decimarono il loro numero.  Il guardiamarina

            Niccolini,  uno  dei  pochi  superstiti  tra  il  personale  in  plancia

            comando, mentre nuotava verso la costa s’imbatté nel secondo
            capo Alfredo Cipriani, che gli disse di essere ferito ad una spalla,

            e nel sottocapo Della Pasqua, che era invece illeso e domandò

            quanto fosse lontana la riva. Continuando a nuotare, i tre

            continuarono a tenersi in contatto lanciando richiami, ma prima
            Cipriani, e poi anche Della Pasqua, scomparvero nel buio della

            notte. (Ad Alfredo Cipriani, che era stato calciatore nella squadra

            locale del suo  paese,  Raiano, sarebbe  stato  dedicato, molti
            decenni più tardi, un campo di calcio).

            Dopo aver nuotato vigorosamente per scampare alle fiamme

            che raggiunsero invece molti altri uomini, ed essersi brevemente

            riposato su di una lancia trovata alla deriva, il mitragliere Mario
            Ottonello riuscì a raggiungere a nuoto la costa tunisina; al faro di

            Capo Bon incontrò degli altri superstiti, insieme ai quali si mise

            in marcia. Avrebbero camminato per tutta la  notte e parte del

            mattino seguente prima di  essere raggiunti da un reparto
            italiano, che li avrebbe poi trasportati all’ospedale italiano

            «Giuseppe Garibaldi» di Tunisi.

            Una cinquantina di naufraghi, tra cui quattro feriti, riuscì infine a
            raggiungere la spiaggia di Kelibia, altri 25 toccarono terra a Ras

            Hauria, e tre, feriti, giunsero a riva a Ras Adar. La popolazione

            locale e le autorità francesi (accorsero subito sul posto anche i

            rappresentanti della Commissione Italiana di  Armistizio con la
            Francia) si profusero in quanto loro possibile per dare aiuto ai
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