Page 45 - Zara
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C’erano pochi dubbi su quel che stesse accadendo, ma Iachino
chiese comunque, sia alla I che alla III Divisione: “Dite se siete
attaccato”. Sansonetti dal Trento risposero di no; da Cattaneo e
dallo Zara non giunse risposta. Presto l’ammiraglio comandante
la I Divisione e la sua nave sarebbero sprofondati nell’eterno
silenzio.
Sullo Zara il capitano del Genio Navale Lamberto Quercetti,
sceso nel locale macchina di prua, riferì con calma al parigrado
Salvo Giuseppe Parodi quel che stava succedendo: la I Divisione
giunta vicino al Pola, ma era caduta in un’imboscata tesa da
unità britanniche, che avevano illuminato le navi italiane con
proiettori ed aperto il fuoco da 2000 metri, colpendo lo Zara a
centro nave. Stando in sala macchine, Parodi non aveva sentito,
e non sentì mai, nemmeno un colpo di cannone, né italiano
(difatti non ne furono sparati) né britannico. L’incrociatore
conservava una buona galleggiabilità, ma c’erano molti morti e
feriti, specie con ustioni causate dal vapore; almeno cinque
caldaie erano fuori uso, il timone non rispondeva più ai
comandi, le comunicazioni interne erano quasi completamente
fuori uso e così le direzioni del tiro.
Quercetti non aveva ordini specifici per Parodi e se ne andò
dopo avergli lasciato il suo salvagente (essendone Parodi
sprovvisto), ma più tardi fu Corsi in persona a chiamarlo per
telefono, ordinandogli di mettere le macchine a marcia indietro
ed aggiungendo “Andiamo a vedere il relitto del Fiume che sta
bruciando”. Qualche minuto dopo, Corsi chiamò di nuovo e
spiegò “Basta, Parodi. Potete fermare. Abbiamo fatto un giro su
noi stessi: ritengo che le macchine non servano più”. Parodi
rispose “Sta bene, comandante. Comunque rimarrò quaggiù per
ogni evenienza. Come mi devo regolare col personale di
guardia?”, e dopo una pausa, Corsi disse “Mandateli su in