Page 42 - Zara
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contare quelli  da 152 mm. Secondo alcuni calcoli, circa 35

            tonnellate di esplosivo si abbatterono sull’incrociatore.
            Il comandante Corsi  ordinò di accostare immediatamente  a

            dritta  e  mettere  le  macchine  avanti  tutta,  per  cercare  di

            allontanarsi, ma la prima salva giunta a  segno aveva già
            devastato lo Zara a tal punto da rendere tali manovre inattuabili:

            saltò  subito la  corrente e poco dopo mancò anche l’energia

            prodotta  dalle  caldaie,  quasi  tutte  centrate  e  danneggiate

            gravemente.             I     cannoni          secondari          da 100         mm erano
            regolarmente armati ed anche dotati di munizioni per il tiro

            notturno, a differenza di quelli da 203, ma non poterono aprire il

            fuoco perché gli apparati per la direzione del tiro furono

            anch’essi distrutti dai primi colpi giunti a segno.  In tre minuti
            lo Zara incassò, secondo quanto  stimato dalla CIS  nel

            dopoguerra, quindici colpi da 381 mm.

            In sala macchine,  il capitano del  Genio Navale Salvo Giuseppe
            Parodi  ricevette attraverso i telegrafi l’ordine di ridurre la

            velocità  a  “120  giri,  poi  90,  poi  nuovamente  avanti  normale,

            avanti mezza, avanti piano, ferma”; poi il telegrafo  fu spostato

            convulsamente su “tutta forza avanti”, ma subito dopo ci fu uno
            schianto, seguito da invasione di vapore nella sala macchine.

            Il secondo direttore del tiro, tenente di vascello Francesco

            Ferrari, diede l’allarme, che venne poi ripetuto alle torri da 203

            mm; queste ultime ricevettero anche l’ordine di “far mettere in
            moto  i motori, caricare  e  seguire  gli indici  elettrici”, ma  i primi

            colpi  giunti  a  bordo,  facendo  mancare  la  corrente,  le

            immobilizzarono. Il primo direttore del tiro ordinò di mettere in
            moto i gruppi elettrogeni e passare  al tiro autonomo, ma una

            salva da 381 mm spazzò via la torre  numero  1 da 203 mm e

            mise fuori uso anche la numero 2, che era già armata e rifornita.

            Presso queste due torri ci fu una violenta esplosione, seguita da
            un incendio.
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