Page 9 - Bande Nere
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colonne di acqua provocate dagli scoppi e gli effetti del
primo siluro, che il sommergibile attaccante avesse usato
siluri con acciarino magnetico.
Il comandante Sitta ordinò di gettare in mare le zattere
ed abbandonare la nave, ma la rapidità
dell’affondamento fu tale che solo parte delle zattere
poté essere liberata; il troncone prodiero sbandò sulla
sinistra, e quando l’ala di plancia fu a tre metri dalla
superficie del mare Sitta si gettò in acqua insieme ad
alcuni marinai che si trovavano vicino a lui. Poco lontano
caddero in mare gli apparati della direzione del tiro.
Subito dopo che Sitta si fu tuffato, il troncone di prua si
erse verticalmente nel cielo, girato sulla sinistra, e poi
colò a picco, quasi contemporaneamente a quello di
poppa, anch’esso levatosi verticalmente. Secondo un
resoconto dell’epoca, “prua e poppa, emergendo dal
mare quasi verticalmente, si richiusero su loro stesse
come un libro, infilandosi in acqua verso il centro”.
Non erano trascorsi che due o tre minuti tra l’impatto del
primo siluro e l’affondamento completo del Bande Nere.
La nave era stata affondata esattamente undici anni
dopo la sua entrata in servizio, il 1° aprile 1931.
Paolo Puglisi, addetto alla torre numero 4 del Bande Nere,
si trovava nei pressi dei complessi secondari da 100 mm,
proprio nell’area colpita dai siluri, quando la nave venne
colpita. Levatosi i vestiti che lo avrebbero intralciato una
volta in acqua, Puglisi si aggrappò ai passamano ma non
fece in tempo a gettarsi a mare: trascinato dal risucchio,