Page 14 - Bande Nere
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alla testa dopo essersi prodigato per salvare diversi
compagni, feriti o presi dal panico. Era stato colpito
dall’ala dell’idroricognitore di bordo, caduto in mare
durante l’affondamento. Il capo cannoniere
stereotelemetrista Cosimo Menza, 30 anni, da Pulsano
(Taranto), che aveva già raggiunto il relitto galleggiante
l’idrovolante, sentì Felicetti chiedere aiuto e si gettò
nuovamente a nuoto per salvarlo: lo raggiunse e cercò di
portarlo sull’idrovolante, aiutandolo e sorreggendolo, ma
esaurì le forze ed annegò insieme a lui.
Il sottocapo silurista Luigi Sassi, di 24 anni, da
Caversaccio (Como), riuscì a portare un compagno fin
sottobordo alla nave soccorritrice, ma questo gesto
generoso gli costò la vita: come Menza e Rigutini, annegò
perché sfinito dallo sforzo, ad un passo dalla salvezza.
Il comandante Sitta, in acqua, rifiutò un posto che gli
veniva offerto su una zattera, per lasciare posto ai feriti;
incitò i naufraghi a tener duro. Sitta riuscì resistere fino
all’arrivo dei soccorsi, e venne tratto in salvo.
Subito dopo l’affondamento, mentre l’Aviere dava la
caccia al sommergibile senza risultato (per evitare che i
naufraghi in mare venissero uccisi dalle concussioni degli
scoppi delle cariche di profondità, l’Aviere gettò le bombe
lontano dal punto dell’affondamento), la Libra ricevette
l’ordine di recuperare i sopravvissuti. Nel darvi
esecuzione, la torpediniera avvistò altre due scie di siluri,
il che portò a ritenere che il battello attaccante si fosse
trattenuto nella zona; ma in realtà l’Urge non lanciò altri
siluri dopo la salva iniziale, dunque le scie avvistate