Page 51 - Zara
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ufficiali, ed il maggiore Mazziotti ed il tenente di vascello Carlo
Foldi risposero che il tenente di vascello Enrico Baracchi, ferito
da una scheggia mentre era al posto di manovra, era deceduto
mentre veniva portato in infermeria, e ne avevano portato il
corpo nella sua cabina; chiesero se volesse andarlo a vedere, ma
Parodi non andò. Il guardiamarina Sergio Moni, sebbene ferito
alle gambe, si era prodigato nell’estinzione dell’incendio a prua,
ed il sottotenente di vascello Mario Carrara, benché gravemente
ferito alle mani, aveva gettato in mare le munizioni di una
riservetta per evitare che venissero raggiunte dalle fiamme.
Il gruppo di ufficiali che includeva Cattaneo e Corsi era frattanto
arrivato a poppa; Parodi si avvicinò loro e sentì che stavano
discutendo in merito ai feriti gravi. Il loro salvataggio appariva
estremamente difficile: le zattere Carley di prua erano andate
distrutte, mentre le altre, gettate in mare troppo presto, erano
ormai troppo lontane. L’unica imbarcazione disponibile, la
motobarca di sinistra, non poteva essere calata, a seguito del
danneggiamento del picco di sinistra. Si decise lo stesso di
collocarvi i feriti (tra di essi vi era il nocchiere Gaetano Mazzella,
uno dei pochi feriti gravi che sopravvissero, recuperati da unità
britanniche; fu ricoverato in un ospedale egiziano),
probabilmente per dar loro almeno qualche speranza; Parodi,
però, aveva notato che sul lato sinistro della motobarca c’erano
dei fori. Ad organizzare l’imbarco dei feriti fu il capitano di
fregata Brovelli, che aiutò personalmente a trasportarne alcuni;
anche Parodi (che aiutò a trasportarne tre, che furono sistemati
in coperta), Quercetti, Giannattasio, Celi e Foldi diedero una
mano.
Parodi tornò da Corsi e Cattaneo, e quest’ultimo chiese
nervosamente dove fosse il suo aiutante di bandiera; il capitano
di fregata Brovelli, sopraggiungendo, scherzò “Fatemi
ringiovanire, ammiraglio. Permettetemi di essere il vostro