Page 54 - Zara
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Poi Corsi salì al suo posto, e cominciò a parlare a sua volta. “Tra
pochi minuti il nostro Zara cesserà di esistere. Quando saremo
in mare saremo naufraghi. Può darsi che qualcuno sia fortunato
e venga raccolto dal nemico. Ricordate che in questo caso è
necessario dare il nostro nome, cognome e grado. È proibito
dare qualsiasi altra informazione e non bisogna darla.” Dopo
aver ordinato il saluto alla voce, il comandante dello Zara disse
ai suoi uomini di abbandonare la nave. La bandiera ancora
sventolava, ed avrebbe continuato a farlo fino a che l’acqua non
l’avesse sommersa.
Giannattasio si era già recato sottocoperta per accendere le
micce delle cariche esplosive, collocate nel deposito munizioni
prodiero.
Aveva chiesto chi volesse scendere con lui per assisterlo; si era
offerto il sottotenente CREM Umberto Grosso. Nessuno dei due
sarebbe più tornato.
Né sarebbe tornato il tenente colonnello Bastianini, anch’egli
sceso per l’ultima volta nelle viscere della nave – dove ormai non
c’era più luce ed anche l’aria circolava a fatica – con pochi altri
uomini, sempre per provvedere all’autoaffondamento, ma in
modo differente. Bastianini ed i suoi uomini aprirono le valvole
di allagamento (per far entrare l’acqua nello scafo) e le
portellerie (per permettere una più agevole circolazione
dell’acqua), e sfondarono gli scarichi dei condensatori.
Giannattasio, Bastianini e Grosso non furono mai più rivisti; alla
loro memoria sarebbe stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor
Militare.
Il capitano Parodi salutò il comandante Corsi, ch’era sprovvisto
di giubbotto salvagente; quest’ultimo gli strinse la mano e disse
soltanto: “Addio”.