Page 58 - Zara
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essendosi sufficientemente allontanati dalla nave, furono
trascinati sott’acqua dal suo risucchio.
Poi, tutto tornò calmo. Lo Zara giaceva sul fondo dell’Egeo. Erano
le 2.34 del 29 marzo 1941.
Finito il dramma dello Zara – ultimo ad affondare tra le navi
colpite della I Divisione, eccettuato il Pola che fu affondato due
ore dopo in circostanze differenti – ebbe inizio quello dei suoi
naufraghi.
Chi, trovandosi in acqua, vedeva uno zatterino, cercava con tutte
le forze di aggrapparvisi, ma questo spesso portava al
ribaltamento di questi fragili galleggianti, facendo annegare i
feriti e gli occupanti sfiniti che giacevano sul loro fondo. In
questo modo andarono perduti anche i remi, i barilotti d’acqua,
le provviste, le medicine, le pistole lanciarazzi ed i razzi di
segnalazione Very.
Molte delle zattere e dei galleggianti, danneggiati dal tiro
britannico nel precedente cannoneggiamento, affondarono,
lasciando innumerevoli superstiti a mollo nell’acqua gelida;
moltissimi di loro scomparvero prima che giungesse l’alba.
Fu questa la sorte anche dell’ammiraglio Cattaneo, del
comandante Corsi e del capitano di fregata Brovelli, che avevano
abbandonato lo Zara per ultimi, senza giubbotto salvagente.
(La sorte di Corsi, in realtà, è controversa. Dagli interrogatori dei
naufraghi dello Zara presi prigionieri, i britannici appresero che
si era ritirato in sala nautica poco prima che lo Zara esplodesse,
dunque affondando con la nave; e questo è riportato anche
nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare che fu
conferita alla sua memoria. La storia ufficiale della Marina, però
– presumibilmente sulla base delle deposizioni di altri superstiti
dello Zara – accredita invece la versione secondo cui Corsi