Page 52 - Zara
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aiutante di bandiera. Io ho già le cordelline”. Mai avrebbe perso
la calma e il buonumore.
L'ammiraglio Cattaneo non aveva più il giubbotto salvagente; il
suo l'aveva ceduto ad un ferito, che aveva freddo.
Intorno all’1.15 del 29 marzo, l’ammiraglio – evidentemente
nervoso e preoccupato dalla prospettiva che la sua nave
ammiraglia potesse essere catturata – chiese di nuovo a Parodi
quanto tempo ci sarebbe voluto per l’autoaffondamento; questi
rispose che il metodo più veloce e sicuro era di far saltare in aria
la nave, e Cattaneo, con crescente nervosismo, ribatté “È quello
che ho deciso di fare”. Qualcuno, forse il tenente Fabrizio,
suggerì “Possiamo farlo verso l’alba”, ma Cattaneo rispose “Alba
o non alba, io desidero che la nave sia affondata prima che gli
inglesi vengano più vicini. E prima dell’alba essi saranno
certamente qui.”
Giannattasio continuava ad occuparsi dei soccorsi ovunque
fosse necessario; Parodi lo sentì chiamare qualcuno nei ponti
sottostanti, e gli si avvicinò. Il comandante in seconda gli diede
un giubbotto salvagente e l’ordine “Parodi, a dieci metri verso
prora c’è un ferito senza cintura. Andate a mettergliela”. Così
fece; al suo ritorno trovò Giannattasio intento a discorrere con
Corsi e Cattaneo. Quando ebbe finito, scese nei locali inferiori
insieme a Quercetti, per aprire tutti gli allagamenti e controllare
le cariche d’autodistruzione.
Il comandante Corsi, sempre tranquillo, domandò una sigaretta.
Parodi ne aveva due e glie ne diede una; poi si recò nel suo
camerino e ne prese qualche altro pacchetto, assieme ai
documenti d’identità. Lasciò invece le foto della moglie e delle
figlie: le avrebbe volute prendere, ma non ci riuscì, “mi sarebbe
sembrato di togliere qualcosa al nostro Zara che sapevo sarebbe
presto scomparso per sempre”, come disse in seguito.