Page 24 - Urasciek
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Risulterebbe altresì che rimasero a bordo dell’Uarsciek,
per tentare di autoaffondare il sommergibile, il direttore
di macchina Coniglione, il guardiamarina Francesco
Florio ed il marinaio Allocca.
Una volta che fu chiaro che l’Uarsciek aveva cessato ogni
resistenza, dal Petard venne immediatamente messa in
mare una lancia con a bordo un drappello d’abbordaggio,
guidato dal tenente di vascello David Nasmith
(comandante in seconda del Petard) e dal sergente (petty
officer) Randell Chapman; l’imbarcazione raggiunse il
sommergibile ed imbarcò i superstiti italiani, che furono
condotti a bordo del Petard. Parecchi dei marinai italiani
si però erano gettati in mare prima ancora che
il Petard calasse la lancia, iniziando subito a nuotare
verso il cacciatorpediniere, ed alcuni, specialmente tra
quelli che erano feriti, annegarono o scomparvero nel
buio sotto gli occhi dei loro nemici-soccorritori. Altri sei
uomini dell’Uarsciek morirono così. Ancora Reg Crang
descrive quella scena: “Le prime luci dell’alba iniziavano a
sorgere, ed i marinai italiani iniziarono a tuffarsi in mare ed
a nuotare verso di noi. Molti stavano gridando qualcosa che
per me suonava come “Aiota” [evidentemente
“aiuto”], presumibilmente “aiuto”. Alcuni, forse feriti o forse
inesperti nel nuoto, andarono alla deriva [fino a
trovarsi] fuori portata, troppo lontani per essere soccorsi.
Era una vista pietosa”.
Quando Michele Caggiano salì in coperta, un ufficiale
britannico salito a bordo dell’Uarsciek gli sparò al