Page 19 - Urasciek
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così vicino al sommergibile che non poté evitare una
collisione. Con un terribile scricchiolio il Petard un po’
speronò, un po’ si arrampicò sullo scafo del sommergibile.
Poi, con le macchine indietro tutta, indietreggiò; la battaglia
era finita. Ora si poteva pensare a salvare i superstiti,
anziché ucciderli”.
In pochi minuti il comandante Arezzo della Targia, il
comandante in seconda sottotenente di vascello Remigio
Dapiran, il nostromo Ilario Mazzotti ed altri sei tra
sottufficiali e marinai caddero uccisi dal tiro delle
mitragliere delle navi avversarie; molti altri uomini
rimasero feriti. I superstiti si arresero; l’ufficiale di rotta
ordinò di aprire i portelli, avviare le manovre per
l’autoaffondamento ed abbandonare la nave.
Michele Caggiano, confuso e spaventato, si era salvato
perché riparato dalla torretta: sentì la voce del
comandante Arezzo, già ferito, ripetere “Non
abbandonate il battello – Affondate il battello”. Altre voci
venivano da poppa: grida, gli uomini laggiù erano colpiti
dal fuoco nemico. Caggiano riconobbe distintamente la
voce del secondo capo motorista Pietro Battilana, un
trentunenne originario del trevisano, che gridava ai
compagni di arrendersi: “Ci fanno fuori tutti!”. Caggiano
non poteva saperlo, ma queste furono probabilmente le
ultime parole di Battilana, che poco dopo venne a sua
volta colpito e ucciso. Anche Caggiano, a dispetto della
sua posizione riparata, venne leggermente ferito da
numerose scheggie metalliche di piccole dimensioni.