Page 12 - Urasciek
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l'acqua continua a entrare e appesantisce ulteriormente il
battello”. Arezzo rimase pensoso per qualche tempo, poi
chiamò tutto il personale in camera di manovra ed
annunciò la sua decisione: “Affrontiamo il nemico”. Il suo
proposito era di tentare di fuggire in superficie
sfruttando i motori diesel, ma si trattava di un tentativo
senza speranza. Il personale addetto alle armi prese
posto in torretta, poi fu dato l’ordine di emergere.
Il sottocapo Michele Caggiano avrebbe ricordato in
seguito che al momento dell’emersione il comandante
Arezzo diede ordine di armare il cannone per affrontare
le unità nemiche in un combattimento in superficie: “Li
facciamo fuori così!”, incitò i suoi uomini. Lo stesso
Caggiano, facendo parte dell’armamento del cannone,
raggiunse il portello della garitta prodiera, che era suo
compito aprire; afferrando il volantino del portello per
svitarlo, si rese conto con un certo stupore che sembrava
aprirsi molto più facilmente del solito, senza richiedere
molta forza. Ciò era dovuto alla pressione all’interno del
sommergibile, che durante il bombardamento era
aumentata di parecchio: a tal punto da far aprire di
scatto il portello e da lanciare all’esterno lo stesso
Caggiano, che atterrò sul lato sinistro del ponte di
coperta, tra il portello e la torretta, con i piedi in aria. La
coperta era ancora semisommersa, e Caggiano si rese
conto di stare scadendo verso poppa; con la mano
sinistra afferrò per tenersi un galletto del coperchio della
riservetta sinistra, così evitando di essere trascinato in
mare. Prima ancora che il ponte di coperta fosse