Page 10 - Urasciek
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bomba di profondità ed ordinò al Vasilissa Olga di girare

            attorno a quella posizione, descrivendo cerchi di

            un’ampiezza di due miglia; ad un certo punto

            l’Uarsciek venne inaspettatamente ad affiorare, per poi

            tornare subito a ridiscendere in profondità, ed il Petard lo

            attaccò con dieci bombe di profondità, per poi ordinare

            al Vasilissa Olga di attaccare a sua volta. Il

            cacciatorpediniere greco lanciò sei bombe di profondità,

            regolate per esplodere a quote comprese tra i 45 ed i 90

            metri; questo terzo ed ultimo attacco causò gravi danni


            agli impianti vitali dell’Uarsciek, specie nella zona

            poppiera, al punto da costringerlo a manovrare la cassa

            della rapida ed emergere a circa 180 metri dal Petard.

            Da parte italiana (sia secondo la versione ufficiale, sia

            secondo il ricordo del superstite Michele Caggiano)

            risulta che durante la manovra di immersione rapida

            seguita al lancio dei siluri il sommergibile sprofondò

            eccessivamente, precipitando rapidamente a 160 metri di

            profondità (il doppio della quota di collaudo) con un forte

            appruamento; questo inconveniente, dovuto al mancato

            esaurimento della cassa rapida, indusse il comandante a

            dare aria ai doppifondi, per arrestare la pericolosa

            discesa e risalire ad una quota più adeguata. Tale

            manovra, tuttavia, ebbe a sua volta un effetto eccessivo:

            forse perché si era immessa fin troppa aria nei


            doppifondi, l’Uarsciek risalì troppo rapidamente e finì con

            l’affiorare involontariamente con tutta la torretta,

            agevolandone l’individuazione da parte dei

            cacciatorpediniere; subito dopo il sommergibile tornò a
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