Page 11 - Urasciek
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scendere in profondità, questa volta con un marcato
appoppamento, ma ormai le navi nemiche sapevano
dov’era e lo sottoposero subito a pesante
bombardamento con cariche di profondità,
danneggiandolo gravemente e costringendolo ad
emergere una volta per tutte.
Domenico Di Serio ricordò in seguito che l’Uarsciek, una
volta ridisceso a 80 metri di profondità, era rimasto
immobile per tentare di non fare rumore, ma invano: era
stato localizzato ed investito in pieno dall’esplosione di
un grappolo di bombe di profondità – otto, secondo il
suo ricordo – che fecero spegnere le luci e persino
staccare la vernice dalle paratie del sommergibile,
facendone cadere i frammenti sul pagliolato “come una
nevicata”. Manovrando con un solo motore,
l’Uarsciek scese ancora – a 100 metri, secondo Di Serio –,
di nuovo cercando di minimizzare i rumori, ma poco
dopo esplosero vicinissime altre quattro bombe di
profondità, tutt’intorno allo scafo: l’Uarsciek sbandò sotto
la violenza delle detonazioni, la luce saltò un’altra volta,
molte lampade si ruppero, l’acqua iniziò a filtrare nelle
sentine dagli astucci degli assi portaeliche.
L’illuminazione venne ripristinata, ma stavolta i danni
erano molto gravi; il comandante Arezzo della Targia
radunò tutti i graduati in camera di manovra, ed il
direttore di macchina Coniglione spiegò che lo scafo era
gravemente danneggiato, c’erano pericolose vie d’acqua:
“Comandante, possiamo rimanere in queste condizioni per
poco tempo. O emergiamo, oppure è la fine per tutti, perchè