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133 superstiti dell'equipaggio. Gli Stuka si accanirono
ripetutamente anche contro la finta corazzata Centurion,
scambiata per una vera unità da battaglia: la nave
incassò una bomba ma fu in grado di proseguire; verso le
17:30 invece quattro S.M.79 italiani attaccarono il
cacciatorpediniere australiano HMAS Nestor, causando
gravi danni ed obbligando il caccia HMS Javelin a
prenderlo a rimorchio. Poco dopo i quattro aerosiluranti,
facenti parte del 41º Stormo Bombardamento Terrestre,
vennero intercettati da alcuni caccia Curtiss P-40 che ne
abbatterono uno, con l'intero equipaggio disperso in
mare. Gli aerei dell'Asse lasciarono la formazione
britannica verso le 19:00, e per quell'ora Vian ricevette
dal viceammiraglio Harwood ad Alessandria la notizia che
le unità italiane avevano rinunciato dall'inseguimento, e
che il convoglio poteva riprendere la rotta per Malta; Vian
tuttavia riferì che le sue unità erano a corto di carburante
(in particolare i cacciatorpediniere) e soprattutto che le
scorte di munizioni erano ridotte al 30% della dotazione:
pertanto il comandante britannico decise di riportare le
sue superstiti unità in porto. Le unità italiane rimasero ad
incrociare inutilmente al largo delle coste greche fino al
tramonto, quando Iachino ordinò il rientro a Taranto:
verso le 23:30, sfruttando la luce dei bengala, una
formazione di aerosiluranti britannici lanciò un ultimo
attacco contro le navi italiane, riuscendo a colpire la prua
del Littorio con un siluro; la corazzata tuttavia riportò
pochi danni, e poté rientrare a Taranto senza grossi
problemi.