Page 45 - Urasciek
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potevano essere utilizzate perche' gli inglesi non davano
tregua e ci mitragliavano a tutto spiano.
Io ero al mio posto e non sapevo cosa accadeva fuori, ma le
schegge cadevano anche in camera di manovra. Fino a quel
momento il Comandante era vivo e , dalla plancia, aveva
dato ordine di andare tutti in coperta. Io ero agli ordini del
direttore di macchina con altri due marinai. Effettuammo
tutte le manovre per autoaffondare il sommergibile, poi ci
riunimmo ai piedi della scaletta della torretta per uscire. Il
nemico non sparava piu', ma non appena provammo ad
uscire (io fui il primo), ricominciarono le raffiche. Una si
abbatte' sul portello e le schegge mi ferirono leggermente,
obbligandomi a bloccare tutti quelli che si trovavano dietro
di me e insistevano perche' io uscissi.
Quando gli inglesi pensarono di averci uccisi tutti, le raffiche
cessarono. In quel momento uscimmo e le raffiche ripresero.
Vedevo i proiettili traccianti multicolori uscire dalle canne
dei cannoni nemici e poi allargarsi. Cercai di ripararmi a
ridosso della torretta e, con un altro marinaio, siciliano, vidi
il Comandante disteso in coperta, a poppavia. Nonostante il
pericolo, andammo a soccorrerlo e lo prendemmo per le
braccia, trascinandolo verso la torretta, ma un colpo di
mare ce lo strappo'.
Cosi' mori' il valoroso T.V. Gaetano Arezzo della Targia, che
aveva compiuto il suo dovere fino all'ultimo.
Come testimoniai al momento della discriminazione, vidi
con i miei occhi un caccia che, illuminato dia riflettori,
appariva appruato e che successivamente affondo'. Non fu'
un allucinazione perche' ero in possesso delle mie facolta'.