Page 35 - Urasciek
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comandante Thornton inviò poi la bandiera cerimoniale
dell’Uarsciek al Walker’s Yard di Newcastle-upon-Tyne, il
cantiere costruttore del Petard, come omaggio (una
bandiera dell’Uarsciek, non è chiaro se si tratti della
stessa mandata al cantiere di Newcastle, è oggi
conservata presso l’Imperial War Museum).
Dei 32 sopravvissuti dell’Uarsciek recuperati dai
cacciatorpediniere, due morirono a Malta per le ferite
riportate: il marinaio motorista Pio Mario Leonardelli, di
21 anni, spirò il 21 dicembre 1942. Oggi è sepolto nella
sua natia Torino. Il sottocapo elettricista Sergio
Tarraboiro, di venti anni, piemontese come Leonardelli,
morì a Malta l’8 gennaio 1943.
Il bilancio finale per l’equipaggio dell’Uarsciek fu così di 17
morti e 30 sopravvissuti: avevano perso la vita due
ufficiali, sei sottufficiali e nove tra sottocapi e marinai,
mentre erano sopravvissuti quattro ufficiali (tra cui il
direttore di macchina e l’ufficiale di rotta), quattro
sottufficiali e 22 tra sottocapi e marinai.
I sopravvissuti, dopo aver trascorso un breve periodo nel
campo di prigionia di Malta (i feriti gravi furono ricoverati
nell’ospedale dell’isola), furono trasferiti in un campo di
prigionia in Palestina, dove rimasero per il resto della
guerra. Il campo era suddiviso in due zone, una per i
prigionieri che accettavano la collaborazione con i
britannici, l’altra per gli “irriducibili”; i primi potevano
scegliere di lavorare per i britannici, come fece il
marinaio silurista Catello Iovino, che venne adibito a