Page 3 - Attendolo
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dicembre notò che concentrare tante navi in così poco
spazio significava creare un bersaglio ideale per dei
bombardieri.
Né questo era sfuggito ai comandi Alleati, specialmente a
th
quelli della 9 Air Force dell’USAAF di base in Egitto
(Northwest African Air Force), che pianificavano una serie
di bombardamenti contro i porti e le basi navali del Sud
Italia.
Ma a Napoli tutto sembrava tranquillo. A bordo di tutte le
navi erano in corso i preparativi per i festeggiamenti del 4
dicembre: Santa Barbara, patrona, tra gli altri, dei
marinai. Anche i pompieri della città si preparavano alla
festività, visto che Santa Barbara era anche loro patrona.
L’atmosfera era piuttosto lieta, compatibilmente con la
situazione bellica e le nere notizie che giungevano
dall’Africa. Napoli era frequentemente attaccata dai
bombardieri Alleati, ma fino a quel momento le
incursioni erano sempre state effettuate dagli aerei della
RAF di base a Malta: adeguati per l’attacco in mare contro
convogli e formazioni navali, tali mezzi erano piuttosto
limitati rispetto alle esigenze per il bombardamento di
porti e basi navali, e da quando le difese del porto di
Napoli erano state rinforzate agli inizi del 1941 – dopo
che alcuni bombardamenti avevano colpito alcune
importanti unità qui ormeggiate – non una sola nave
aveva subito danni di un qualche rilievo nel porto
partenopeo. Per i civili napoletani, i continui allarmi aerei
erano ormai divenuta quasi un’abitudine: angoscia e