Page 5 - Bombardiere
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portata dell’ecogoniometro –, il Legionario non riuscì a
localizzare alcun contatto, e le bombe di profondità
furono sostanzialmente lanciate “a caso” (appunto a
scopo intimidatorio, per impedire all’United di tornare
all’attacco) ed esplosero lontane dal sommergibile, che
non subì alcun danno.
Temendo che, se si fosse fermato a recuperare i
naufraghi, sarebbe stato silurato a sua volta,
il Legionario non soccorse i superstiti del Bombardiere, ma
gettò in mare tutti gli zatterini che possedeva – otto –
perché i naufraghi della nave gemella potessero usarli, e
contattò Marina Trapani chiedendo l’invio di mezzi di
soccorso. Alle 18.45 il Legionario si ricongiunse con
la Mario Roselli, che dopo l’affondamento del Bombardiere
era proseguita da sola, e riprese la sua missione di scorta
(le due navi giunsero a Palermo a mezzanotte ed un
minuto del 18).
Subito dopo il messaggio del Legionario, Marina Trapani
fece partire la piccola nave soccorso Capri e la corvetta
Antilope per soccorrere i naufraghi, e dirottò sul posto
anche le corvette Artemide e Gabbiano che erano
impegnate in un pattugliamento antisommergibile.
Non furono pochi gli uomini che soccombettero prima
dell’arrivo dei soccorsi: il capo stereotelemetrista di
prima classe Giuseppe Chiesa, gettato in mare
dall’esplosione e gravemente ferito, fu uno tra i primi,
avendo rifiutato di essere aiutato da un altro marinaio a
raggiungere una zattera, rispondendo con “Lasciatemi