Page 13 - Attendolo
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andò successivamente perduta a seguito dell’armistizio, e

            vennero riportati solo i nomi delle vittime delle quali si

            era ritrovato il corpo, oppure dei dispersi certificati da

            due dichiarazioni giurate. Ulteriore confusione è data

            dalla presenza a bordo di personale civile militarizzato

            della Odero Terni Orlando, inviato sull’Attendolo per il

            collaudo dei cannoni (appena revisionati), che all’allarme

            aereo si rifugiò in una delle torri da 152. Non fu possibile

            sapere quanti militarizzati della OTO fossero

            sull’Attendolo, anche se non si trattò comunque di più di


            una dozzina di uomini.

            Tra le tante vittime vi fu anche il marinaio ventunenne

            Pietro Scanu, da Santa Giusta in Sardegna: aveva visto la

            famiglia per l’ultima volta in ottobre, durante una breve

            licenza, e nel ripartire si era fatto il segno della croce,

            passando davanti alla basilica del paese natale. Il 4

            dicembre due suoi compaesani imbarcati anch’essi

            sull’Attendolo, Giovanni Mangroni e Giovanni Marras, lo

            avevano invitato a fare una passeggiata con loro in città,

            ma Scanu aveva preferito restare a bordo; dopo pranzo

            un altro compaesano che prestava servizio a Napoli,

            Raimondo Massidda, lo aveva invitato a prendere un

            caffè in un bar vicino al porto, e stavolta Scanu aveva

            accettato, ma non appena aveva sentito l’allarme era

            voluto tornare subito sull’Attendolo, essendo cannoniere.


            Sepolto nel cimitero militare di Pozzuoli con un nome

            sbagliato (Pietro Scano, anziché Scanu), il marinaio non

            venne restituito alla famiglia, che non seppe mai dov’era
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